domenica 1 novembre 2015

Alla ricerca della Quintessenza - Capitolo 3

Salve ascoltatori, ecco finalmente il terzo capitolo de "Alla ricerca della Quintessenza". Beh ... Amatelo!

« Tu sei il mio papà? » la domanda del bambino suonava inesorabile nel silenzio della notte. Luxifer cercava di comprendere ciò che aveva d’avanti, ma faceva fatica a guardarlo per più di qualche secondo senza essere soprafatto dal terrore. « Papà? Il tuo papà? Che sciocchezza è mai questa? E poi … tu, chi sei? Come hai fatto ad entrare qui? » d’istinto la sua mano corse invano alla cintura dove teneva la spada dimenticandosi di aver lasciato tutto nelle sue stanze. “Diamine” pensò. Ben presto il bambino perse interesse verso il nuovo arrivato, si girò verso la porta delle stanze reali, alzò il braccio destro e appoggio l’artiglio del suo deforme indice sul lucido legno di mogano lasciando colare la strana sostanza che ricopriva le sue braccia. «papà, sei lì dentro? » pian piano l’artiglio cominciò a scivolare lungo la porta lasciando un profondo solco e squarciando la notte con un rumore acuto. A quel punto un tramestio  arrivò da dentro la stanza e contemporaneamente dei passi si avvicinarono dal fondo del corridoio. I battenti
della porta si aprirono mostrando la figura del re e due guardie arrivarono portando con se il cono di luce proiettato dalla torcia che tenevano in mano. « Maestà … » fecero un breve inchino. Anche loro avevano corso, capì Luxifer dal loro respiro. « … abbiamo sentito uno stridio acuto e ci siamo allarmati » Guardie e re abbassarono lo sguardo in quel momento per la prima volta notando solo in quel momento ciò che si trovava al loro cospetto.  Il bambino fissava tutti con i suoi occhi imperscrutabili per poi focalizzarsi sul re « Tu non sei il mio papà » disse il bambino « tuo papà? » ripeté il re « certo che non sono padre. Tu invece … cosa diavolo sei? » gli chiese poi « io cerco il mio papà » disse imperturbabile il bambino senza curarsi della domanda per poi incamminarsi, passando in mezzo alle gambe del re, dentro la camera da letto, utilizzando le braccia troppo lunghe come un secondo paio di gambe, in un’andatura simile a quella di un gorilla. Senza indugio si avvicinò alla culla di Braxyn, afferrò  il bordo e si sporse verso l’interno. Fece in tempo a dire soltanto « Papà? ... » prima di essere afferrato da dietro dalle due guardie ed essere allontanato dalla culla. Cominciò a dimenarsi, a urlare, a chiedere aiuto  e a sbattere inutilmente le sue fragili ali. La regina fissava tutto paralizzata nel suo letto, i suoi occhi piangevano, ma non per tristezza. Quella dipinta sul suo volto era paura. « Guardie, portatelo via. »  disse lei « Ora! … Subito! » . per un momento le guardie guardarono allibite la regina, poi guardarono il re che annuì. Presero il bambino e uscirono dalle stanze. «Luxifer, pensaci tu, io ti raggiungo subito. » gli disse il re. «Certo maestà » rispose lui, al che uscì dalla stanza chiudendo le porte dietro di se. »
Dopo qualche attimo di silenzio una guardia osò rompere il silenzio « Ehm … signore? Cosa ne facciamo del …» si fermò un attimo per cercare di trovare il termine più adeguato « … beh, insomma, ha capito. »
«Portatelo nei sotterranei al più presto » ordinò Luxifer « legatelo, impeditegli di andarsene e … »
« Si, signore? » gli chiesero all’unisono le guardie.
« … non fatevi vedere da nessuno. »
« Certo, signore! » risposero di nuovo loro, come se ormai quelle frasi fossero diventate una routine e non ci fosse nemmeno bisogno di pensarci per dirle.
Le guardie iniziarono ad incamminarsi da dove erano venute, uno teneva il bambino che continuava a dimenarsi mentre l’altro teneva in mano la torcia per fare luce. Luxifer rimase lì, immobile, ad osservarli finche scomparvero dietro l’angolo pensando all’assurdità di ciò che stava succedendo mentre aspettava il re. Finalmente la porta si aprì di nuovo « Allora, Luxifer, dove hai fatto portare quell’essere? »
«Nei sotterranei maestà. » rispose lui prontamente.
« Va bene, ora vado. Tu invece vai a svegliare Dragan.» gli ordinò il re.
« Dragan? Mi perdoni maestà, ma non capisco come possa tornarci utile, qua siamo nell’ambito della sicurezza, mentre lui è … »
« Lui è? » gli chiese il re
« … beh, è solo un consigliere. »
« Lui è il mio consigliere, e come tale ne ho bisogno. » Disse infine il re col tono di chi non ammetteva obbiezioni.
« Mi perdoni maestà, Non intendevo risultare scortese. » chiese scusa Luxifer prima di fare un inchino appena accennato e incamminarsi per adempiere ai suoi ordini. A Luxifer non era mai piaciuto Dragan. Era arrivato a Reisel di punto in bianco poco dopo la morte del vecchio consigliere e si era presentato a palazzo come ricercatore chiedendo di poter visitare la biblioteca reale. Il re, molto interessato agli studiosi, diede a Dragan il permesso di usare la biblioteca tutti i giorni finché gli fosse servita e, come se non fosse già stato abbastanza generoso, gli offrì una camera a palazzo per tutto il tempo che gli serviva, “per avere meno preoccupazioni” aveva detto il re. Dragan aveva preso alla parola il re e rimase al castello muovendosi quasi esclusivamente tra biblioteca, camera da letto resa, uguale alla biblioteca a causa della quantità di libri, e sala da pranzo. Anche quando usciva nei cortili aveva sempre il naso infilato in un tomo tascabile. Il re, ancora alla ricerca di un consigliere, chiese infine a lui se volesse accettare il compito, e come ormai saprete, Dragan accettò, anche perché trovava molto interessanti i libri nella biblioteca del palazzo. Quando Luxifer arrivò d’avanti alla porta del consigliere bussò forte tre volte. Nessun suono. Bussò di nuovo e aspettò, ma invano. Allora, senza troppe preoccupazioni, girò la maniglia ed entrò in camera senza permesso. Nonostante il sole stesse pian piano sorgendo nella camera era ancora buio. Le tende abbassate lasciavano entrare solo una sottile linea di luce che tagliava in due le tenebre e lasciava vedere il pulviscolo che, leggero, volava nell’aria. Luxifer rimase per un po’ fermo cercando di far abituare i suoi occhi al buio e quando ci riuscì notò che Dragan era seduto alla scrivania, con la testa appoggiata su una pila libro utilizzato come cuscino e addormentato. Senza tanti preamboli afferrò pila e la tolse lasciando che il malcapitato sbattesse la fronte sul tavolo. Spaventato dal brusco risveglio, Dragan, si guardò convulsamente introno finche non riuscì a distinguere il volto di Luxifer. « Cosa ci fai tu nella mia camera? » gli chiese il consigliere ancora assonnato e scombussolato dal brusco risveglio « e dovevi proprio farlo? »
« Beh potevi dormire nel tuo letto. » gli rispose Luxifer « In ogni caso: preparati, il re ti aspetta nei sotterranei. »
« Nei sotterranei? Cosa ci fa nei sotterranei? »
« C’è stata un’intrusione, questa notte. Ora l’intruso si trova lì, insieme al re e a due guardie. » gli rispose Luxifer.
« Un intruso? Come ha fatto a … »
« Basta domande, avrai tutte le risposte che vuoi quando saremo sul posto. » lo interruppe irritato il comandante.
Dopo aver aspettato che Dragan si preparasse, i due partirono per i sotterranei del castello. Attraversarono un’infinità di scale, scesero decine di rampe, superarono tantissime porte e infine si ritrovarono d’avanti ad una porta chiusa. Senza indugiare, Luxifer, bussò tre volte, come sua consuetudine, ed aspettò finche qualcuno da dentro non aprì. Appena entrato, Dragan, notò un’esile figura su una sedia. Mettendola a fuoco vide dei capelli bianchi scompigliate, piccole gambe, un viso pallido rivolto verso il basso e due braccia legate dietro la schiena. Vari lividi percorrevano il suo corpo e un rivolo di sangue gli gocciolava dalle labbra creando una piccola pozza sul pavimento. Se Dragan era Turbato o spaventato non lo diede a vedere, tranne per un breve, improvviso, e troppo veloce respiro che tradì la sua calma. « Ma questo …  è un bambino. »
« No, non lo è. » gli disse il re « guardie, fategli vedere. »
« Farmi vedere che cosa? » al che, come per rispondere alla domanda, una delle guardie afferrò la testa del bambino per i capelli e la tirò indietro. Questo, istantaneamente iniziò a urlare per il dolore con ogni muscolo del viso contratto. Sulla fronte gli si erano formate delle rughe e gli occhi erano tanto stretti tanto da sembrare cuciti.
« Fermi, cosa fate? È solo un bambino.» urlò Dragan alle guardie. All’improvviso il bambino smise di urlare. Ogni muscolo del suo viso si rilassò e finalmente aprì le sue palpebre lasciando vedere l’abisso che vi si nascondeva dietro. Dopo aver visto Dragan con sguardo implorante smise di dimenarsi ma i suoi occhi non volevano saperne di smettere di piangere. Dragan trattenne all’improvviso il respiro, un’espressione addolorata gli si dipinse sul volto.
 Solo allora Dragan abbasso lo sguardo verso il busto, quasi per assicurarsene, notando le sue braccia deformi.
« Dragan, tu sai cos’è? » chiese il re.
« Non ne sono sicuro, maestà. »
« Parla! » gli ordinò il re.
« Beh, credo di averne letto da qualche parte. Se non sbaglio vengono definiti “Orfani”. Nati nel Fertis, passano tutta la loro vita a cercare il padre che scompare appena dopo la loro nascita. » disse quasi risputando fuori un’enciclopedia letta in passato.
« E la madre? » osò chiedere una delle guardie.
« Le creature del Fertis si riproducono in modi diversi dai nostri. » gli rispose Dragan « Alcuni, come gli orfani, si riproducono addirittura da soli. In pratica sono i cloni di se stessi da generazioni. Gli orfani, in particolare, si riproducono facendo cadere il proprio sangue su un terreno fertile. Solitamente, raggiunta l’età adulta, si suicidano per la disperazione di non aver trovato il proprio genitore, così facendo versa il suo sangue che darà vita a nuovi Orfani. »
« Quindi con la “scomparsa” del padre appena dopo la loro nascita intendevi la sua morte. » disse Luxifer.
« Esatto. » confermò il consigliere.
« E perché mai questo essere è finito nel nostro castello? » domandò il re.
« Beh, maestà, solitamente si muovono perché sono attratti da qualcosa che li ricollega al padre. »
« E cosa potrebbe mai esserci di simile nel mio castello? »
« Questo, purtroppo, non glielo so dire maestà. »
« Beh, che dovremmo fare? » chiese il re « Se lo uccidiamo verserebbe il suo sangue creando altri Orfani. »
« questo è particolarmente giovane, maestà, non è ancora in grado di riprodursi. »
« Allora la scelta da fare mi sembra ovvia. » disse il re.
«  Aspetti! » lo interruppe Dragan « Vuole davvero sporcarsi le mani con il sangue di un bambino? »
« E’ un’abitante del Fertis! » disse il re quasi a voler argomentare la sua scelta.
« Si ma non è più pericoloso di quanto potrebbe esserlo Braxyn. Io credo che dovrebbe semplicemente liberarlo. »
« Forse hai ragione.» concesse il re « Ora va ad informare mia moglie. E tu Luxifer, accompagnalo. »

Dopo uno sbuffo di disapprovazione poco nascosto, Luxifer si affiancò a Dragan e uscì dalla stanza. Dopo pochi passi la porta dietro di loro sbatté  di colpo, si sentirono le chiavi nella serratura che giravano per renderla inacessibile. Dragan e Luxifer si girarono di colpo appena prima di sentire un rumore secco provenire da dentro. Poco dopo una pozza cremisi cominciò ad allargarsi da sotto la porta fluendo fuori.

Restate ad ascoltare
[DavetheBard]

9 commenti: